Asta 5G a settembre 2018: le regole dell’AGCOM e le perplessità di Fastweb
L’AGCOM ha pubblicato ieri le procedure per l’assegnazione delle frequenze per il 5G, la cui asta si svolgerà il prossimo settembre. Dalla gara di assegnazione vengono stimati circa 2,5 miliardi di euro di introiti per lo Stato.
Si parte dalla banda 3.6-3.8 Ghz, quella che sarà disponibile da subito e che fa gola a tutti gli operatori, anche perché qui viaggeranno i servizi innovativi legati al 5G (come le connected car, e-health ecc.), che necessitano – tra l’altro – di bassa latenza.
I lotti che saranno messi all’asta sono quattro, due da 80 Mhz e due da 20 Mhz. Calcolando che in ballo ci sono TIM, Vodafone, Wind Tre, Iliad, Open Fiber e Fastweb, qui il rischio è che solo i due con maggiori risorse economiche possano aggiudicarsi questi preziosi blocchi, lasciando a bocca asciutta tutti gli altri.
Per quanto riguarda la banda 26 Ghz “le cui caratteristiche di propagazione attenuano il problema delle interferenze, il regolamento dell’Autorità propone un modello innovativo di sharing, nel quale ciascun aggiudicatario di un lotto potrà usare le frequenze di tutti gli altri lotti laddove non utilizzate dagli altri aggiudicatari”, spiega il comunicato dell’AGCOM.
C’è poi la banda 700 MHz (fondamentale per coprire lunghe distanze), che sarà però disponibile solo dal 2022. In questo caso dei sei blocchi previsti, due saranno riservati ad un soggetto nuovo entrante nel mercato mobile che non possieda frequenze oppure ad Iliad (l’operatore nato per volontà della Commissione Europea come “rimedio” alla fusione Wind-3).
Il documento integrale, di ben 147 pagine (scaricabile a questo link), non sembra però aver soddisfatto Fastweb, che contesta in particolare le regole fissate per lo spettro 3.6-3.8 GHz. Questa la nota diffusa oggi dal gruppo:
Fastweb accoglie con sorpresa le regole fissate da AGCOM per l’asta delle frequenze ed in particolare quelle fissate per lo spettro 3.6-3.8, indispensabile per lo sviluppo del 5G.
Le scelte di AGCOM non facilitano l’accesso di un nuovo entrante e favoriscono indiscutibilmente l’accaparramento di questa parte di spettro da parte degli operatori mobili con una dote frequenziale già consolidata, con l’effetto di rallentare il deployment di una rete 5G in Italia.
Fastweb rimane fortemente determinata a implementare la propria strategia 5G con l’obiettivo di offrire ai propri clienti la migliore qualità sul fisso e sul mobile e si riserva di valutare la propria reazione al riguardo.
Segnaliamo inoltre alcuni quesiti posti durante la consultazione pubblica e che riguardano gli operatori mobili virtuali (MVNO e Full MVNO in particolare), che rischiano di essere penalizzati sul futuro accesso alla rete 5G.
Un rispondente ha rilevato che anche per questa banda dovrebbe essere inserito un apposito obbligo di accesso, sia a favore di operatori di comunicazione elettronica, inclusi gli MVNO, che di service provider specializzati su specifici mercati verticali. In particolare l’obbligo, secondo il rispondente, dovrebbe prevedere un’offerta wholesale, a condizioni regolamentate, eque e non discriminatorie, soddisfacibile con tutte le frequenze sotto 1 GHz da parte dell’aggiudicatario.
Un rispondente ha osservato che nel nuovo ecosistema 5G potranno giocare un ruolo fondamentale anche i MVNO e i Full MVNO. Pertanto, tale soggetto ha reputato opportuno che venga previsto che il Mobile Host Operator (MHO) possa abilitare le capabilities 5G anche nei riguardi del MVNO ospitato, e che l’MHO adotti interfacce standard.
Su questo fronte si era pronunciata anche l’Antitrust, sostenendo che le procedure di gara debbano assicurare “un’opportunità per l’ingresso e l’affermazione di nuovi operatori”.
Tali procedure infatti rappresentano “l’unico momento in cui è possibile l’entrata di nuovi operatori o il consolidamento di operatori (sia infrastrutturati che virtuali Full-MVNO) di dimensione ancora contenuta, attraverso il confronto competitivo”.
Seguiremo sicuramente l’evolversi della situazione.
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